mercoledì 18 luglio 2012

"Guarda che il mio vicino di casa..."

Pensate a una vostra giornata in cui la mattina vi capiti di incontrare sul pianerottolo il vostro vicino di casa che esce in tenuta ginnica per andare a correre e di provare un misto di ammirazione e invidia per quanto riesca a tenersi in forma pur avendo superato gli "anta". Poi, la stessa sera, immaginate di andare a una cena di lavoro e notare che il marito di una vostra collega che conoscete poco sia leggermente sovrappeso. Gli direste "Guarda che il mio vicino di casa si tiene in forma con una corsetta mattutina...". 
Credo di non sbagliare se dico che non vi sognereste nemmeno di pensarlo, nemmeno di accostare i due eventi. Perchè?

lunedì 16 luglio 2012

Non è colpa mia se tu sei disabile

Non è colpa mia se tu sei disabile, non ti devo nulla. Queste parole mi sono state rivolte ieri da un soggetto certamente poco cortese. Nella loro scortesia esse hanno tuttavia  avuto il merito di suscitare la mia vena filosofica.
Anzitutto la disabilità viene legata al concetto di colpa.

domenica 15 luglio 2012

...E se non c'è la salute?

Quanti di voi avran sentito il vecchio proverbio finchè c'è la salute... . La salute viene spesso considerata come il primo diritto inalienabile della persona. Questo concetto fonda ancora oggi il nostro impegno di sanità pubblica. Da questo proverbio la salute viene vista come prioritaria rispetto ad ogni altro valore cui ciascuno possa orientare la propria vita: essa viene prima della felicità, della ricchezza, del potere.C'è il rischio che la salute sia un a priori che mette d'accordo le diverse scelte valoriali. Ma coloro che non hanno la salute? Coloro che non la possono avere, dovendo convivere ogni giorno con limitazioni e problemi? Per i disabili questo proverbio suona come una presa in giro.   Che fare?

sabato 14 luglio 2012

Le obiezioni che porrei al genio della lampada

Immaginate che il classico Genio della Lampada venga a dirvi: «Io posso guarirti, ma considera che la mia guarigione sarebbe radicale e concernerebbe tutti i ricordi che in questi anni sono stati in qualche modo legati alla disabilità: conserveresti quelli legati alle informazioni sul mondo, sui tuoi studi, sulle tue passioni, ma perderesti ogni riferimento alla disabilità, alle sofferenze a questa connesse, alle esperienze fatte tramite essa e alle persone conosciute in questo ambiente. Accetti?».

venerdì 13 luglio 2012

Per una filosofia della disabilità

«La disabilità nella società di oggi - scrive Roberto Rosso - non è vista come un valore in cui potersi riconoscere, ma come un difetto da mascherare, da capire, da accettare, da accogliere, ma che sempre difetto resta. Dobbiamo proporre dei modelli credibili di vita che non siano lo scimmiottamento ridicolo di ciò che non possiamo essere, ma l'incarnazione del nostro modo di vedere il mondo, desiderabile e perseguibile in quanto tale» È estremamente stimolante, oggi, parlare di "filosofia della disabilità", perché offre l'opportunità di considerare quest'ultima sotto una veste completamente nuova.