mercoledì 5 giugno 2013

Moooostroooo



Faccio il braavo

Lasciami, non tenermi schiacciato sul pavimento
Ho pauraaa

Maario vienimi a prendere
Voglio andare a caasa
Caasa
Caaaasaaa


fuoooorii
Voglio andare fuuooorii
Voglio stare con gli altri bambini
Non voglio stare sooolo
sooolo

Nooooooo
Noooo
Nooooooooooo

Non sono un moooostroooo

mercoledì 15 maggio 2013

Lui è un tipo in gamba ed io gli do una mano




Matteo Baraldi ed Emiliano Malagoli sono due giovani motociclisti speciali, così si definiscono loro, poiché corrono in moto con delle protesi, il primo al braccio destro, il secondo alla gamba destra.
La loro passione per le due ruote, la stessa che gli ha portato via gli arti a seguito di un incidente stradale, ha permesso loro di rivivere un’altra vita, diversa e non meno entusiasmante della precedente. Matteo ed Emiliano hanno inseguito e realizzato i propri sogni dopo le gravi menomazioni fisiche e ciò li ha resi forti e desiderosi di coinvolgere altri ragazzi come loro in un bel progetto: Di.Di. Diversamente Disabili un’associazione no profit fondata da entrambi per far correre di nuovo chi ha avuto incidenti gravi.

Matteo Baraldi classe 1977 nasce a Sirmione in provincia di Brescia. La passione per la moto lo contagia giovanissimo quando a tre anni monta in sella sulla moto dello zio. Cresce, studia, acquisisce un diploma in informatica e trova un impiego sempre coltivando al massimo la sua passione, poi nel 1999 succede l’incidente.
“Sono scivolato con la moto - ci racconta- a causa della cattiva manutenzione della strada e sono finito contro un guardrail che era deformato da molto tempo, tagliente come una lama e rivolto verso la strada; mi ha amputato sul colpo il braccio destro. Uscito dall’ospedale desideravo di nuovo tornare in sella mia moto, ma come potevo?”
Poi Matteo era riuscito a tornare in moto con la protesi nel 2002 e nel 2003 dopo una lunga battaglia legale è riuscito a conseguire la licenza per correre in moto ma purtroppo era solo.
Per Matteo l’incontro con Malagoli è stato risolutivo e ci racconta: “Emiliano mi ha ridato la carica e la positività per fare ciò che abbiamo fatto! Emiliano è un grande! Credo che non smetterò mai di ringraziare Emi e la sua compagna Chiara per quello che siamo riusciti a realizzare fin d’ora!”
Come vi siete conosciuti?Emiliano mi ha telefonato nell'estate 2012 e ci siamo incontrati al Mugello il 30 settembre alla sua prima gara dopo l'incidente. In quell’occasione Emiliano mi ha folgorato dicendomi - facciamo insieme l'endurance al Mugello del 4 novembre 2012? Ed io in neanche un secondo ho replicato: ok facciamolo".
Poi Emiliano ha trovato la strada giusta per creare l’onlus Di.Di. Diversamente Disabili, con il progetto di realizzare corsi con moto adattate dall'Associazione per ragazzi che vogliono riprovare a ritornare in moto dopo l'incidente; per chi vuole ritornare a gareggiare c’è anche il Team Di.Di.
Ci sono già tanti ragazzi che vogliono fare i vostri corsi?
Al Motodays di Roma diversi ragazzi hanno girato in pista su alcune moto Di.Di. allestite per l'occasione e ci sono altri ragazzi pronti a provare nelle prossime manifestazioni. Il team Di.Di. all'attivo ha già dodici piloti”.
Che cosa vorresti dire ai ragazzi che hanno il tuo stesso problema?
È normale che sia dura dopo dei gravi incidenti ma vale la pena combattere con tutte le forze per riconquistare il grande sogno chiamato vita! Si può ancora essere in gioco come prima e felicemente. Io ed Emiliano ne siamo la prova!”

Emiliano nasce a Lucca nel 1975 e vive a Montecarlo (LU) fino quando al Mugello conosce Chiara Valentini, campionessa europea del 2006 anche lei rientrava alle corse dopo un brutto incidente. Tra di loro è stato colpo di fulmine, e adesso Emiliano vive a Roma con lei.
Non ho mai avuto voglia di studiare e non ho finito le scuole superiori. Ho un'attività di noleggio autobus gran turismo e per questo conosco le principali città Europee dove sono stato guidando i miei autobus. Purtroppo la legge italiana impedisce a un portatore di protesi di guidare un autobus anche col cambio automatico ma siccome è anticostituzionale non permettermi nemmeno di poter dimostrare che posso farcela ho intrapreso una battaglia legale per far cambiare la legge.”
E’ proprio uno tosto Emiliano che è salito in moto a sei anni su una "cimati 50" da cross regalatagli dal padre. “Poi ho dovuto aspettare fino a 22 anni per averne un’altra”.
Malagoli ha avuto l’incidente nel luglio del 2011 - Tornavo da lavoro – racconta - erano da poco passate le 21,30 e dopo una sosta in un bar sono ripartito e ho perso inspiegabilmente il controllo del mezzo. Mi sono risvegliato dentro un campo supino e non vedevo la moto, intorno buio e silenzio, non sento più le gambe e avevo una gran paura di essere paralizzato. Ho chiamato i soccorsi e mi hanno trovato dopo quaranta minuti mentre continuavo a perdere sangue. Ho riaperto gli occhi dopo tre giorni al CTO di Firenze. In Rianimazione mi hanno subito detto che avevo perso una gamba e che l’altra non era ben messa, ho chiesto subito se avrei potuto tornare in sella ad una moto…”
Emiliano ha così iniziato a sfidare il suo destino, nei mesi successivi subisce dodici interventi chirurgici per tentare di stabilizzare la gamba rimasta.
Ero testardo e non volevo arrendermi. Cercavo in Rete per trovare qualche altro ragazzo che era tornato a correre dopo la perdita di un’ arto ed ho trovato Matteo: Ho cercato di rintracciarlo e ci siamo conosciuti al Mugello il giorno del mio rientro alle corse dopo 400 giorni dall’ incidente”.
Poi è storia nota. Emiliano ha l’idea di creare Di Di, ma desidera di più! Con Matteo e Chiara intende creare un reparto Racing per invogliare chi correva già prima dell’incidente e intende riprovarci creando così il Primo team di portatori di protesi o artolesi per correre insieme ai normodotati.
Ho acquistato 4 motodice entusiasta Emiliano - le ho adattate ed abbiamo iniziato a fare corsi di guida per ragazzi disabili!”
Le richieste ormai sono diventate numerose, molti ragazzi amputati chiedono di poter provare le moto in diverse parti d’Italia e Matteo ed Emiliano pur con mille difficoltà devono spostare 4 moto e attrezzature, con la necessità di avere sostenitori e sponsor ma questo non li ferma!
Vedeste l’aria che si respira quando andiamo tutti insieme a correreconclude Emiliano con gli occhi commossi - “venite a vederci, portate genitori, amici, parenti. Tutti si accorgeranno quanta voglia di vivere e reagire c’è dentro di noi. Credo che stiamo insegnando qualcosa anche a tanti normodotati che si abbattono per molto meno”



Dorotea Maria Guida

Papà disabile e nuova promessa del Tennis Paralimpico: Antonio Moretto si racconta



Una delle più belle foto di Antonio Moretto, nato a Treviso nel 1966, è quella dove ha il suo figlioletto di cinque anni in braccio. Fidanzato dal 1987 e sposato dal 1994. “Mia moglie e mio figlio sono delle gioie incredibili, mi pento di non avere avuto il bambino prima” dice immediatamente. Poi gli chiedo di raccontarmi un po’ della sua vita.
Non ero molto bravo a scuola, ho studiato perché obbligato fino al giorno della partenza per il militare fatto nell’arma dell’aeronautica nel 1989. Al mio ritorno ho trovato un’occupazione presso un grosso concessionario di Treviso fino al fattaccio nel 2000. Sono appassionato d’informatica e di tennis ma la passione più grande è stata la moto e con la quale ho avuto l’incidente”.
Te la senti di raccontarci com’è andata?
Era un sabato pomeriggio e con altri amici che condividevano la mia passione,stavamo correndo assieme quando in una curva per l’eccessiva velocità fui sbalzato dalla moto dopo aver frenato fortissimo. La caduta non la ricordo, mi sono svegliato disteso a terra con la schiena e le gambe in fiamme dai bruciori, nel giro di poco tempo è sopraggiunto l’elicottero. Sono stato sedato e ho ripreso i sensi il giorno dopo già operato. Sono stato undici ore in sala operatoria per la stabilizzazione della colonna vertebrale che nell’incidente si era spezzata. Sono stato due settimane in Terapia intensiva, penso i giorni peggiori della mia vita; dopo un mese all’ospedale a Treviso fui trasferito per altri 3 mesi presso il reparto di riabilitazione a Vicenza. Sono stati mesi orribili nei quali mi sentivo proprio un disabile.
Come hai ricominciato dopo?
Non so se interpreto bene questa domanda, come ho ricominciato dopo l’ospedale? Non vedevo l’ora di tornare a casa non ce la facevo più a stare in quel posto. Appena tornato a casa, lentamente, ho cominciato la mia nuova vita. Sono stato fortunato perchè non ho trovato difficoltà nell’affrontare la mia disabilità, forse perché la mia lesione non è così grave come molte altre e credo che l’età (avevo 33 anni quando ho avuto l’incidente) e la maturità acquisita mi hanno aiutato a andare avanti. Ho sempre avuto giornate piene tra riabilitazione e sport così il tempo è passato velocemente.”.
Soprattutto la famiglia e il figlioletto hanno aiutato Antonio a vivere un’esistenza normale con la quale si realizza pienamente e nella quale trova anche lo spazio per praticare l’altra passione della sua vita: Lo sport!
Con lo sport mi diverto tantissimo. Ho avuto modo di conoscere tantissima gente e ho visitato tanti posti. Mi sono confrontato con molte persone e questo mi ha permesso di raffrontare con altri il problema comune: la disabilità. Ci si mette a confronto circa le diverse patologie e spesso si trovano soluzioni a problemi comuni. Ho un grandissimo difetto a me la competizione mette molta ansia. Ricordo gli anni subito dopo l’incidente che praticavo nuoto, ero troppo emotivo e ansioso. Prima di una gara stavo malissimo soffrivo troppo. Decisi di provare il tennis. La mia ansia da prestazione non è cambiata molto, ma giocare a tennis è troppo bello. Riesco a far sparire l’ansia poco dopo aver iniziato la partita.”

Quando hai iniziato con il tennis in carrozzina?
Ho iniziato a gareggiare nel 2004, ma non sono molto talentuoso. Ho una lesione bassa e questo mi consente di controllare bene la schiena, se riuscissi a dominare la mia ansia riuscirei ad ottenere molto di più”
Nonostante l’emotività Antonio Moretto ha conquistato il suo primo Trofeo nel luglio del 2010 a Forlì.
Ci racconta lui stesso la grande emozione provata: “mia moglie e mio figlio erano venuti con me ed è stata una gioia incredibile poter dedicare loro quella prima vittoria! Poi ho vinto in altre competizioni Italiane e di recente al 14° Trofeo Internazionale di Cuneo a Marzo di quest’anno ho vinto il Singolo del Tabellone Secondario”!
Antonio Moretto vorrebbe contagiare a tutti la gioia che lo sport riesce a dargli. La possibilità di conoscere la gente di visitare tante città e soprattutto la possibilità di confrontarsi con se stessi e con gli altri.
Invito tanti ragazzi che come me hanno subito dei traumi irreparabili a praticare in modo sano lo sport come il tennis in carrozzina perché è sano. Indipendentemente dalla disciplina scelta, l’ attività sportiva per le persone disabili è un modo per riequilibrarsi con se stessi, integrare e vivere meglio la propria condizione”.




martedì 14 maggio 2013

Lorenzo



1)Lorenzo

Ho portato Lorenzo, Fiammetta, MariaRosa e Bianca a fare una passeggiata; avrei voluto portarli ad una mostra di fiabe, utile per il laboratorio che teniamo in comunità e a cui alcuni di loro partecipano, ma non è stato possibile: mi sento una pessima operatrice, avrei potuto regalare loro un momento di svago, di socializzazione, avrei potuto gratificare la loro intelligenza, la loro voglia di conoscere:MariaRosa è molto intelligente, ama il teatro, si capisce da come parla che ha studiato, le si illuminano gli occhi quando ha l’occasione ancora come un tempo di sentirsi stimolata; Lorenzo ha studiato all’università, Fiammetta è voracemente curiosa di tutto. Per colpa mia stiamo camminando come al solito sotto i portici del paese, al bar concedo loro qualche vizio in più del solito. Stiamo passeggiando nella via del centro, Lorenzo mi si accosta, cerca il dialogo con me, lo prendo a braccetto, camminiamo fino a quando loro mi dicono che sono troppo stanchi per rimanere ancora fuori, per oggi ne hanno abbastanza di tutto quel mondo. Torniamo in comunità, Lorenzo mi dice:
“ Grazie, oggi   per un po’ mi sono illuso di essere un uomo normale”





martedì 7 maggio 2013

LA TERRAZZA




Mi fa male la gamba, oggi non va.
Decido di non forzare. 
Oggi mi riposerò.
 Non senza fatica trascino la poltrona della sala ( chaise longue) fin sul terrazzo e li con enorme gioia mi corico. Sapientemente mi sono munita di: ghiaccio secco, libro, notebook, acqua frizzante, telefoni e due pechinesi che vivono in simbiosi con me da quasi sette anni. 
Mi fa male la gamba, con grande carica, colpisco violentemente il sacchetto del ghiaccio secco per attivare il procedimento. Non so quale sia ma, trovo che sia splendido avere del bel ghiaccio che rinfreschi la mia gambina. Con estrema cautela appoggio il sacchettino avvolto in un bel telino rosso con su il faccione di Babbo Natale 2012. Come vola il tempo. 
Mi sembra ieri che era Natale. Un passo ed un salto e siamo già pronti per le vacanze. 
Chissà se la mia gamba migliorerà, per ora non potrei farci nulla con questa “schifezzina” dolorante.
Ma si che migliorerà, ci mancherebbe. Mi dico più che altro per convincermi che certa. 
Mi adagio mollemente tipo matrona romana, stando ben attenta a non disturbare i signori pechinesi che si sono furbescamente sistemati sulla poltrona molto prima di me. 
Li adoro sti due cagnolini di poco più di 6 chili in due. Hanno un cervellino piccolo ma funziona però. 
Bhe tanto è sempre così me li ritrovo ovunque io vada e se non stessi ben attenta a volte rischierei anche di schiacciarli, da quanto mi stanno appiccicati. 
La femminuccia smorfiosa come sempre mi salta sullo stomaco e mi chiede le coccole mettendosi a pancia in su ed a zampine divaricate. Che tenerezza. Come si fa a far del male a delle creaturine così indifese? 
Ilmaschio, carogna come suo solito, si accorge che la ciabatta mi è scivolata giù dalla poltrona e correndo col suo trofeo in bocca scappa per tutto il terrazzo guardandomi felice e contento della sua conquista. 
Mi rialzo dalla poltrona lo prendo fra le braccia e stringendolo al mio petto gli sussurro: 
Ti voglio bene carognetta. 
Torno a sdraiarmi con Jerry sullo stomaco felice di essere viva. 
Ciao amici Paola 

sabato 4 maggio 2013

Sindrome di Norimberga

Acido coacervo di sentimenti
colpa
inadeguatezza
imbarazzo
non identità
non ruolo
ho fatto quello che potevo
.....
 la banalità del male

martedì 30 aprile 2013

HANDICAPPATO O DISABILE. MA QUANTE PRETESE!

Quanta attenzione per i termini. facciamo attenzione a non offenderli. Handicappati sarebbe offensivo, troppo offensivo, chiamiamoli diversamente abili e riduciamogli al minimo la pensione, anzi leviamogliela proprio tanto sono handicappati cosa vuoi che gli servano i soldi? Vogliono andare a scuola? ma pensa te hanno veramente delle pretese questi handicappati. Dovremo anche mettere degli ausili perchè questi storpi ops diversamente abili , mica possono salire da soli le scale. Ma guarda te cosa ci doveva capitare. Facevano bene gli antichi greci che se non erano belli, sani e forti li buttavano giù dalla rupe, e non se ne parli più. Va bhe, se lo facessimo noi sai che polemiche e poi perchè ma... Ho persino sentito dire che vogliono sposarsi, amarsi e fare dei figli ma ti rendi conto? ma questi che testa c'hanno? proprio vero che basta che gli dai un dito e sti handicappati pretendono tutta la mano. Non c'è più religione. Vogliono anche lavorare e ci portano via il posto. Vero che magari noi normodotati ci lamentiamo sempre e di voglia di fare le cose per bene ne abbiamo poca ma è un nostro sacrosanto diritto sancito dalla Costituzione. La Repubblica Italiana è fondata sul lavoro. Vero, ma sul nostro lavoro mica di quelli li, che sono tanto brutti da vedere. handicappato  o disabile, diversamente abile, chiamalo come vuoi ma a me quelli li mi fanno tanta pena, altrochè siamo tutti uguali. Io non sono mica come quelli li, io cammino, io respiro senza bisogno di ausili, io scrivo con le mie mani, io di cuore non ne ho e faccio tanto ma tanto schifo!!
Paola Maria Bevilacqua

DISABILE NEL FISICO MA NON NELLA MENTE

La lancetta dell'orologio corre lentamente. Si sposta lo so, sono ore che la osservo. La mosca continua a posarsi dopo un breve volo nello stesso posto lisciandosi le zampe posteriori. Silenzio. Ascolto il mio cuore battere come un tamburo impazzito. Un suono antico, tribale. Il mio pensiero vola all'Africa e rido. O perlomeno penso di farlo.Sono disabile. Sono malata. Sono sola. Vicino a me nessuno, la mia stanza è adornata solo dalla mia rabbia e dalla mia frustrazione.  Tante belle parole, tante promesse, tante bugie. La realtà è che in questa asettica stanza d'albergo mi hanno lasciata sola. Le mie gambe non si muovono, le mie mani non si muovono. Si muove il mio cuore però, si muovono le mie lacrime che scorrono copiose lungo il mio viso,si muovono le mie emozioni. Essere umano, meno di una bestia più di un verme o forse nemmeno. Tagli drastici alla Sanità, mi ripeto nella mia testa, volontari sempre meno negli ospedali perchè anche per loro la crisi si fa sentire e sono in giro in cerca di una prima occupazione. Che ne è stato del nostro Bel Paese? Che ne è stato della Dolce Vita di Fellini? Che ne è stato degli stranieri che arrivavano a frotte in Italia portando con loro strani idiomi e tanti bei soldi? Abbiamo abbandonato la cura del territorio, abbiamo lasciato che le cose degenerassero senza porvi rimedio e la natura ci ha prontamente puniti. Alluvioni, terremoti, queste calamità naturali oltre a non far bene agli abitanti, tiene lontano il turismo. Mi sa che sono troppo intelligente perchè se io da un letto d'ospedale lo capisco com'è che i signori che ci governano non l'hanno ancora capito? Investire per salvare prima di tutto vite umane e poi, per mirare ad un incremento turistico che è grande parte del sistema  economico Italia. Torno a guardare la mia amica mosca che strusciandosi le zampette ripete il suo piccolo volo al passaggio della lancetta per poi posizionarsi esattamente dov'era prima. Tutto resta sempre uguale. Altro che panta rei, altroche Eraclito. Vorrei alzarmi, vorrei correre,vorrei urlare ma non posso. Posso solo pensare e questo mi ferisce ma nel contempo mi rende grande perchè, con la mia testa posso volare lontano da qui nel mondo che mi posso scegliere di volta in volta sempre diverso, sempre più ordinato e pulito, fino a che quel benedetto giorno non volerò via da qui x sempre.
Paola Maria Bevilacqua

domenica 28 aprile 2013

Nicola e Silvietta

Sveglia alle 4, totale ore dormite: 10 ore in 2 giorni!
 Forse non sarò lucida al 100%
Ore 6.00
Inizio la mattina con Carlo e Francesco.
Francesco sta alla voglia di lavorare come la meringata sta al diabetico; Carlo ha appena finito il turno di notte ede è brasato. Tra un caffè  e una sigaretta la tiriamo fino alle 6.40 io friggo dall'ansia.
I ragazzi fanni i letti io le docce, che bello fare le docce ai pazienti...
Laura, Gerardo, Franco..e Nicola.
 Vai in bagno, fai la pipì
Mentre vesto Gerardo sento uno scroscio
 Nicola  si è spogliato e ha deciso di allagare il corridoio davanti alla porta del bagno..
 davanti alla porta c'è un lago
Cerco di riparare con gli asciugamani
inevitabilmente l'orlo dei jeans tocca terra 
i miei pantaloni si inzuppano di urina
io che dovrei  essere buona e comprensiva sono rabbiosa e disperata
"hai capito? Sono stanca,  incazzata, provo un infinito schifo per te, per me per questa casa"
Nicola non mi capisce
Spogliati  facciamo la doccia
 Mentre lo insapono vorrei  togliergli la pelle, mentre lo  sciacquo  lo vorrei affogare
insieme sotto il getto dell'acqua
lui in piedi nudo
io in piedi coi miei vestiti fradici
lo scarico lento e la stanza si allaga
magari  i pantaloni si lavano...
lo rivesto
vai va, sparisci!
 Silvietta, gioco con Silvietta, bianca tonda, una bimba di 70 anni.
Giochiamo  con l'acqua  e il sapone, la schizzo, la massaggio, le accarezzo le gambe
 Miriam, l'infermiera delle sostituzioni ci gurda dal corridoio.
Ma come tu giochi con la paziente?
Sì perchè?
Ho lavorato all'ospedale psichiatrico sai come li lavavano là?
No! Come?
Attaccati alla parete con le braccia  e le gambe allargate, con la  canna da giardino tutti in fila
 Ho visto anche pazienti a terra  nudi e un altro paziente che ci  passava  la scopa sopra
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Dai Silvietta mettiamo il vestitino, asciughiamo  i capelli, sei bella oggi
 lo sai che c'è Francesco in turno che ti piace  tanto, poi ti da  da il latte coi biscotti

Poi  Anna MariaRosa, Fernanda....



domenica 21 aprile 2013

Giacinto e MariaRosa



Giacinto e MariaRosa

Giacinto, un troll gigantesco! Lungo, largo, il naso a patata, come nei cartoni animati, butterato, la barba di metal-alluminio, nera, i capelli a spazzola, corvini, la forfora a scaglie grandi e dure come tegole.
“ Eh gna gna wish pepepepé” saluta Giacinto, mi prende per mano e mi coinvolge in una danza tribale e divertentissima animale, bellissima.
“Bababà-fiuuuù” mi chiede di toccargli il pancione e ride con una voce che rimbomba nell’atrio della struttura: Harpo Marx, il biondo riccioluto che in “Duck Soup” rispondeva al telefono suonando le trombette! Perepepé, taratatà, wawawa, in questo rutilante codice dobbiamo capire se Harpo è arrabbiato, ha fame, ha sonno, è felice.
Wheesh! È il segnale che Harpo da a Mariarosa per dirle che ha i gettoni in tasca e non appena gli operatori si leveranno dai piedi potranno concedersi un cappuccino alla macchinetta; Harpo ha una tasca tintinnante come il bottino dei pirati, da condividere con Mariarosa, nuca calva, pochi capelli grigi e sparati ai lati, obesa, la pelle offesa dalla psoriasi, un bandito  in gonnella che estorce monete e sigarette, una faccia da sberle che si fa concedere tutto, in cambio di un po’ di sesso consumato nei cessi.
Ci diciamo che Mariarosa ha un giocattolo per soddisfarsi fra le mura della casa. Voglio  pensare che Mariarosa preferisca non dirsi di volere un po’ di bene ad Harpo, cosa ne sarebbe di quella corazza dura che ha indossato per non farsi fare male?
Mariarosa è all’ospedale, subirà un intervento, quando tornerà non avrà più ciò che la fa rimanere donna dentro, un nido che la malattia ha voluto vuoto e si è guastato.
Harpo è da una settimana davanti all’ingresso col naso butterato appiccicato al vetro, weesh! Ma la faccia di Mariarosa si riflette nella porta mentre lei è nascosta in sala tv, aspettando il segnale del suo complice.
Mariarosa è tornata a casa, è seduta con  Harpo sul divano, con la testa sulla sua spalla, stasera c’è quella trasmissione che le piace tanto dove le donne indossano vestiti da sera con le paillettes e i tacchi a spillo, ballano sempre sorridenti volteggiando con bellissimi cavalieri in frack, Giacinto le accarezza la pancia.









mercoledì 17 aprile 2013

Di sesso di amore di vita in comun..ità

E anche questa mattina  Bobo (75 anni) è andato nella camera della Rosina(75 anni)
E Mariarosa nel bagno co Harpo per i soldi della cioccolata ( porca miseria sei diabeticaaaaa)
e Harpo che accarezza la pancia di Mariarosa sul divano dopo  l'operazione
e una carezza chiusi in ufficio con Luca
 e Luca poi con l'infermiera, la tirocinante , la fisioterapista ( stronzo!)
E non farti sedere la ragazza sulle ginocchia
e non metterti la maglietta aderente per lavorare
e come sono belli Rosella e Simone
 e Annunziata e Alfredo, sporchi, con il collo girato, ma come fanno? Ma sia amano lo stesso
 E Marco e Marina hanno il permesso di uscire insieme e poi si baciano dall'altra parte del cancello
e bevono caffè e fumano sigarette con le mani tremanti
E Mattias che mentre cambio Laura mi fa sentire la sua erezione e mi dice" sono stanco, arrabbiato, solo, ho paura"
 e il sesso in infermeria con gli occhi alla telecamera di sorveglianza
E  Gigi che piange in un angolo e poi dice" mi ha toccato lì"
 e crisi
 e sbattere a terra e girare gli occhi
  E Claudio che vuole sempre andare a bere in bagno...
e emergenza  Franca si butta, e apri la porta.. e la psicologa scompigliata e l'infermiere che si  aggiusta i pantaloni
e Denise non toccare i tuoi compagni
 e Elodie che quando vede l'infermiere Francesco sorride, mangia, non sbava e forse riesci anche a farla camminare
e aiuto abbracciami
e tornare a casa e non averne più voglia
e Rossella e Simone che vengono al centro per stare seduti mano nella mano

lunedì 15 aprile 2013

2005-20013

 Quello che segue  è un articolo comparso sul wb nel 2005 all'indomani del Referendum sulle Cellule Staminali che fallì bloccando di fatti la ricerca ufficiale su  terapie che   si sarebbero potute applicare a molteplici  malattie rare e non. 
E' di questi giorni l’iniziativa del ministro Fabio Mussi, il quale ha ritirato la firma dell’Italia sulla Dichiarazione etica, sottoscritta da altri cinque Paesi, che mira ad impedire il finanziamento da parte dell’Unione europea di programmi di ricerca che prevedono l’impiego e la conseguente distruzione di embrioni umani.
Il tema della ricerca sulle cellule staminali è stato uno dei più dibattuti in occasione dei falliti referendum del Giugno 2005 che volevano abrogare parti della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. E una delle principali voci critiche alle tesi referendarie era stata quella del Prof. Angelo Vescovi, condirettore dell’Istituto Cellule staminali del San Raffaele di Milano, il quale torna a lamentare il fatto che non si affrontano i veri problemi dei ricercatori.
"Il punto, sottolinea Vescovi, non è valutare i risultati della ricerca sulle staminali embrionali, che non sono stati clamorosi (anzi si potrebbe anche ricordare la finta clonazione dello scienziato coreano Hwang), ma che forse, con l’iter proprio delle attività scientifiche porterà a qualche risultato in tempi non prevedibili. Occorre piuttosto fare un ragionamento più approfondito". Che chiama in causa le cure e le sperimentazioni in atto.
"I dati di letteratura - aggiunge Vescovi - dicono che in questo momento esistono terapie basate su cellule staminali adulte. E che anche i trial clinici, cioè le sperimentazioni sull’uomo, prevedono l’utilizzo di cellule staminali somatiche (vale a dire adulte o fetali) e non embrionali, per problemi tecnici che forse un giorno verranno risolti. Ma il problema chiamato in causa da questa comunicazione non è se questa ricerca sia buona o cattiva, ma è di altro tipo: fino a che punto ci si può spingere a travalicare il problema etico in nome della ricerca? Si torna al problema dei referendum: la scienza nasce come attività umana per favorire, migliorare e curare la vita umana, non per crearla e distruggerla con la finalità di aiutare una ricerca che può anche essere buona nella sua tecnicità ma che implica la violazione di regole etiche".
Non si tratta di discutere la legittimità formale della decisione del ministro, quanto la sostanza: "Si va a rappresentare una posizione che non è quella della società italiana, perché il referendum ha dato un risultato completamente diverso, come dimostrano le reazioni che si stanno moltiplicando. Per questo sarebbe stata auspicabile una decisione più collegiale. Senza dimenticare che la ricerca potrebbe tentare anche altre strade. Sono stati effettuati studi di deprogrammazione delle cellule staminali adulte per condurre alla produzione di staminali embrionali senza passare per la formazione dell’embrione. Ma questi studi vanno finanziati, bisogna investire. E si aprirebbero strade non ancora molto battute e quindi non ancora coperte da brevetti. Abbiamo un sistema della ricerca a dir poco farraginoso, sottofinanziato, scarsamente meritocratico, ingessato e inaccessibile alla nuove leve. Ma se poi il primo atto del ministro è questo…".
A proposito della scelta del ministro Mussi, anche Don Roberto Colombo, direttore del laboratorio di biologia molecolare e genetica umana dell’Università Cattolica di Milano, invita a valorizzare l’eccellenza degli scienziati italiani. Egli dice: "Il contributo dei nostri ricercatori al progresso degli studi sulla terapia cellulare è di altissimo profilo scientifico ed è stato riconosciuto a livello internazionale. Anche se quantitativamente soffriamo a causa delle carenze strutturali e finanziarie, i risultati finora raggiunti dagli studiosi italiani utilizzando cellule staminali tessutali è molto promettente. Ci aspettiamo di vedere nei prossimi anni tradotti nella pratica clinica i successi di laboratorio. Il bene dell’ammalato è il bene della sua persona: non si può promuovere il bene della persona senza tutelare quello di tutti gli uomini, anche di quelli non ancora nati. La ricerca sulle staminali non embrionali è l’unica che salvaguarda il bene di ogni essere umano, costituendo ciò un fattore di autentica civiltà e di progresso per tutti".
Lo scienziato Don Roberto Colombo afferma: " In un momento in cui l’Italia sembra volere riscoprire, per voce dei suoi nuovi governanti, la propria vocazione europeista e giocare un ruolo decisivo per il destino culturale, sociale e politico del nostro continente, non si può misconoscere che il contributo al progresso dei popoli non può essere solo economico, scientifico e tecnologico. Al contrario, il contributo di maggior valore è quello al bene comune, quello di ciascun cittadino, nella salvaguardia dei diritti di tutti i soggetti umani, compreso l’embrione. E’ il contributo culturale e morale alla costruzione dell’Europa, senza venir meno al proprio impegno nella ricerca scientifica sulla terapia cellulare mediante cellule staminali.
L’Italia, insieme ad altri paesi, ha scelto una via caratterizzata eticamente dall’uso di staminali tessutali, provenienti da adulti o dal sangue cordonale. Una scelta avvallata anche dal suffragio popolare".
"Sono scandalizzato e mortificato come cittadino e ricercatore di fronte alla notizia che un ministro della Repubblica possa permettersi di ignorare il parere delle persone, afferma Ugo Testa, dirigente del reparto di Oncologia medica dell’Istituto Superiore della Sanità. Ne sono scandalizzato ancor di più perché questo ministro sa che potrebbe ricorrere ad una strada legale rispettando quell’opinione pubblica di cui si parla tanto ma che poi nei fatti viene tenuta in minima considerazione. E’ un pessimo punto di partenza per avviare un dialogo con i ricercatori e gli addetti ai lavori".
Elisa Messina, docente di Medicina molecolare presso il Dipartimento di medicina Sperimentale e Patologia dell’Università La Sapienza di Roma (dove per la prima volta sono state isolate cellule staminali adulte dal cuore umano nel team guidato da Alessandro Giacomello) è ancora più severa: "Mi sembra una violenza contro la volontà referendaria espressa, dice. Rispolverare questa polemica fra staminali adulte ed embrionali è la solita strumentalizzazione politica sulla base dell’assunto: staminali embrionali = libertà di ricerca. Ma è un assunto che può essere venduto a chi non se ne intende, perché l’opzione etica alle staminali adulte coincide esattamente con quella scientifica: l'embrionali non danno alcun risultato".
"Sorprende davvero il fatto che non vengano potenziate le ricerche sulle staminali adulte e dal cordone ombelicale e si perda tempo dietro a tutto questo, è il parere di Salvatore Mancuso, direttore per quasi 15 anni dell’Istituto di Clinica Ostetrica e ginecologica al Policlinico Gemelli dell’Università Cattolica di Roma. Con questa decisione di certo una parte dei finanziamenti verrà sottratta ad un territorio di ricerca che ha dato prova di essere estremamente produttivo.
Preoccupiamoci di far tornare a casa tutti gli ottimi scienziati italiani in giro per il mondo, che con le loro ricerche sulle staminali adulte stanno ottenendo risultati incredibili e purtroppo rimangono oltre confine per le scarse risorse che il nostro Paese mette a disposizione. Vorrei dire al ministro: facciamo un’opera massiva di recupero di questi cervelli invece di preoccuparci delle staminali embrionali che non hanno dato ad oggi nessun risultato vero. Nulla di concreto sull’uomo e nessuna prospettiva promettente. Stiamo vivendo un nuovo rinascimento scientifico grazie a questo spirito pionieristico ed immensamente fertile che pervade la ricerca sulle staminali adulte e dal cordone ombelicale, ma molti dei suoi protagonisti sono fuori Italia. Riportiamoli a casa, questo è il vero obiettivo: tutto il resto conta veramente poco".

"Sergio Romagnani, ordinario di medicina all’Università di Firenze e immunologo di fama internazionale, con numerosi progetti in corso sull’uso terapeutico delle cellule staminali adulte afferma: mi sembra che sul piano sostanziale non cambi nulla. La ricerca sulle staminali embrionali è proibita dalla legge: c’è stato un referendum popolare che ha parlato chiaro e che oggi è ancora in vigore".
Nell’annuncio del ministro Fabio Mussi vi è anche il disprezzo del giudizio del comitato di bioetica.
Ciò è ben poco rassicurante quanto al rispetto della libertà e della democrazia da parte di un ministro che appartiene ad un partito che si chiama democratico.
Il comitato nazionale di bioetica, nell’aprile 2003, era stato interpellato dal ministro Letizia Moratti una settimana prima di recarsi a Bruxelles per discutere dell’opportunità o meno di finanziare la ricerca sulle cellule staminali embrionali, in ordine all’approvazione del VI programma quadro di ricerca dell’UE. Il parere negativo della maggioranza dei membri del Comitato era stato chiaro e articolato. Un no che nasceva dalla considerazione del fatto che gli embrioni umani sono vite umane a pieno titolo e pertanto esiste il dovere morale di rispettarli sempre e proteggerli nel loro diritto alla vita, indipendentemente dalle modalità con cui siano stati procreati e indipendentemente dal fatto che alcuni di essi possano essere qualificati, con espressione discutibile, soprannumerari. Secondo il dettato della Convenzione di Oviedo la sperimentazione a loro carico è giustificata unicamente se praticata nel loro interesse e non può essere giustificata dall’interesse generale della società e della scienza e quindi non possono essere in alcun modo distrutti. L’eventuale finanziamento pubblico alla ricerca sugli embrioni rafforza l’opinione falsa che gli embrioni siano un puro insieme di cellule prive di valore intrinseco e favorisce l’idea che la vita umana nella fase embrionale non ha alcun valore. La limitazione della sperimentazione sugli embrioni soprannumerari, oltre a non avere una motivazione logica, ma solo occasionale e pragmatica, favorisce in modo furtivo, surrettizio la produzione di embrioni in vitro al solo scopo della ricerca, non per finalità inerenti alla fecondazione assistita, violando quindi consolidati principi bioetici.
 Ricordo che  i bambini sofferenti come Celeste e Sebastian c'erano già allora.