mercoledì 15 maggio 2013

Papà disabile e nuova promessa del Tennis Paralimpico: Antonio Moretto si racconta



Una delle più belle foto di Antonio Moretto, nato a Treviso nel 1966, è quella dove ha il suo figlioletto di cinque anni in braccio. Fidanzato dal 1987 e sposato dal 1994. “Mia moglie e mio figlio sono delle gioie incredibili, mi pento di non avere avuto il bambino prima” dice immediatamente. Poi gli chiedo di raccontarmi un po’ della sua vita.
Non ero molto bravo a scuola, ho studiato perché obbligato fino al giorno della partenza per il militare fatto nell’arma dell’aeronautica nel 1989. Al mio ritorno ho trovato un’occupazione presso un grosso concessionario di Treviso fino al fattaccio nel 2000. Sono appassionato d’informatica e di tennis ma la passione più grande è stata la moto e con la quale ho avuto l’incidente”.
Te la senti di raccontarci com’è andata?
Era un sabato pomeriggio e con altri amici che condividevano la mia passione,stavamo correndo assieme quando in una curva per l’eccessiva velocità fui sbalzato dalla moto dopo aver frenato fortissimo. La caduta non la ricordo, mi sono svegliato disteso a terra con la schiena e le gambe in fiamme dai bruciori, nel giro di poco tempo è sopraggiunto l’elicottero. Sono stato sedato e ho ripreso i sensi il giorno dopo già operato. Sono stato undici ore in sala operatoria per la stabilizzazione della colonna vertebrale che nell’incidente si era spezzata. Sono stato due settimane in Terapia intensiva, penso i giorni peggiori della mia vita; dopo un mese all’ospedale a Treviso fui trasferito per altri 3 mesi presso il reparto di riabilitazione a Vicenza. Sono stati mesi orribili nei quali mi sentivo proprio un disabile.
Come hai ricominciato dopo?
Non so se interpreto bene questa domanda, come ho ricominciato dopo l’ospedale? Non vedevo l’ora di tornare a casa non ce la facevo più a stare in quel posto. Appena tornato a casa, lentamente, ho cominciato la mia nuova vita. Sono stato fortunato perchè non ho trovato difficoltà nell’affrontare la mia disabilità, forse perché la mia lesione non è così grave come molte altre e credo che l’età (avevo 33 anni quando ho avuto l’incidente) e la maturità acquisita mi hanno aiutato a andare avanti. Ho sempre avuto giornate piene tra riabilitazione e sport così il tempo è passato velocemente.”.
Soprattutto la famiglia e il figlioletto hanno aiutato Antonio a vivere un’esistenza normale con la quale si realizza pienamente e nella quale trova anche lo spazio per praticare l’altra passione della sua vita: Lo sport!
Con lo sport mi diverto tantissimo. Ho avuto modo di conoscere tantissima gente e ho visitato tanti posti. Mi sono confrontato con molte persone e questo mi ha permesso di raffrontare con altri il problema comune: la disabilità. Ci si mette a confronto circa le diverse patologie e spesso si trovano soluzioni a problemi comuni. Ho un grandissimo difetto a me la competizione mette molta ansia. Ricordo gli anni subito dopo l’incidente che praticavo nuoto, ero troppo emotivo e ansioso. Prima di una gara stavo malissimo soffrivo troppo. Decisi di provare il tennis. La mia ansia da prestazione non è cambiata molto, ma giocare a tennis è troppo bello. Riesco a far sparire l’ansia poco dopo aver iniziato la partita.”

Quando hai iniziato con il tennis in carrozzina?
Ho iniziato a gareggiare nel 2004, ma non sono molto talentuoso. Ho una lesione bassa e questo mi consente di controllare bene la schiena, se riuscissi a dominare la mia ansia riuscirei ad ottenere molto di più”
Nonostante l’emotività Antonio Moretto ha conquistato il suo primo Trofeo nel luglio del 2010 a Forlì.
Ci racconta lui stesso la grande emozione provata: “mia moglie e mio figlio erano venuti con me ed è stata una gioia incredibile poter dedicare loro quella prima vittoria! Poi ho vinto in altre competizioni Italiane e di recente al 14° Trofeo Internazionale di Cuneo a Marzo di quest’anno ho vinto il Singolo del Tabellone Secondario”!
Antonio Moretto vorrebbe contagiare a tutti la gioia che lo sport riesce a dargli. La possibilità di conoscere la gente di visitare tante città e soprattutto la possibilità di confrontarsi con se stessi e con gli altri.
Invito tanti ragazzi che come me hanno subito dei traumi irreparabili a praticare in modo sano lo sport come il tennis in carrozzina perché è sano. Indipendentemente dalla disciplina scelta, l’ attività sportiva per le persone disabili è un modo per riequilibrarsi con se stessi, integrare e vivere meglio la propria condizione”.




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