sabato 16 febbraio 2013

Sesso e disabili: La dignità prima di tutto

In questi giorni gira una petizione che chiede che venga garantita dallo Stato la possibilità che i disabili abbiano una vita sessuale attraverso un opportuno servizio. E' una proposta che, avendo ascoltato per anni i problemi di miei colleghi più sfortunati, mi trova indubbiamente d'accordo. Con due distinguo sostanziali: non vorrei che una cosa considerata illegale per tutti gli italiani venisse considerata legale solo per i disabili. Non voglio essere un italiano speciale, nè un maschio speciale, voglio condividere la sorte degli abili in tutto e per tutto.
Facendo una eccezione per i disabili, sebbene in buona fede, si rischia di aumentare la discriminazione invece di diminuirla, aumentando il divario sociale. Sono invece d'accordo che i disabili si facciano carico di battaglia una revisione del concetto di sessualità, liberandola da etiche sessuofobiche che in Italia dominano da troppo tempo, e riportandola ad uno stato più naturale di bisogno fisiologico da garantire per ogni uomo. Se dunque una possibilità di assistenza sessuale ci deve essere, penso che si debba intervenire nel segno della salvaguardia di un diritto umano fondamentale e quindi pensando a una legge che non tuteli solo i disabili ma chiunque sia potenzialmente interessato al problema e quindi, in sostanza, riaprendo le case chiuse in disponibilità di ogni cittadino, non solo disabile. C'è una questione morale che non va sottovalutata, ne sono pienamente cosciente, ma so anche che è un falso problema montato ad arte da fiumi di ipocrisia. A 20 metri da dove scrivo alcune signore offrono alla luce del sole servizi in teoria illegale. Le città sono piene di centri massaggi che tra le pieghe di menu fantasiosi offrono servizi in teoria illegali. La domanda è: vogliamo continuare a prenderci in giro, avvallando implicitamente uno dei settori più redditizi per la criminalità organizzata, oppure facciamo un ragionamento serio e interveniamo a tutela delle persone coinvolte? La questione morale è un falso problema: io, pur avendo opportunità a 20 metri da me, per scelta morale mai la sfrutterei, ma non è proibendo col diritto che si salvaguarda il profilo morale delle persone. Una scelta è veramente morale quando si rinuncia a qualcosa di possibile, non quando ci si isola dal mondo impedendosi di fatto di esercitare la buona volontà. Mi batterò dunque perchè la disponibilità di una esperienza sessuale sia possibile e legale per tutti gli italiani, e probabilmente in seguito mi batterò per promuovere l'idea morale di non sfruttare tale possibilità, nella certezza che non è la possibilità di comprare sigarette a far di me un fumatore... Ma c'è un ultimo, importantissimo distinguo: ripensando alla mia vicenda personale, e in questo penso di parlare a nome di molti miei "colleghi", il problema non è mai stato il sesso come esperienza medico - ginnica, ma la relazione sentimentale con persone importanti nella nostra vita, alle quali avremmo voluto/vorremmo offrire un futuro e parte di noi stessi, che è ogni giorno ostacolata, sia da una da una pletora di pregiudizi mai sopiti, che anzi sono resi ancora più forti dal perbenismo ipocrita di quanti non vogliono fare i conti con la realtà, sia da una società che, con la scusa della crisi, sta uccidendo il nostro futuro e cancellando il nostro diritto civile all'integrazione sociale. Se dunque la battaglia per il diritto alla sessualità non andasse di pari passo a quella per l'integrazione, resa sempre più un miraggio dai recenti avvenimenti, avremmo forse un (') assistente sessuale ma saremmo relegati in soffitta e la battaglia per la sessualità sarebbe una vittoria di Pirro o un contentino ipocrita. Lottiamo dunque affinchè la nostra dignità e il nostro diritto all'integrazione siano diritti fondamentali e non barattabili con un'ora di turbolenza tra le lenzuola. Tra questi diritti c'è certamente anche quello sessuale, ma accanto ad altri da non dimenticare....

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