Ho sentito recentemente l'opinione per cui un Presidente della
Repubblica in sedia a rotelle certamente aiuterebbe la tutela dei
diritti e l'integrazione dei disabili. Egli saprebbe automaticamente
quali siano i problemi dei disabili, vivendoli sulla propria pelle e
questo sarebbe una garanzia dell'impegno a risolverli.
Io non condivido quell'opinione e in queste righe proverò a spiegare le mie ragioni.
Anzitutto non è detto che un uomo in posizione di potere si impegni effettivamente a favore dei problemi di tutti e non si occupi solo dei propri, la storia politica dovrebbe esserci maestra in questo. Consideriamo poi che "disabile" è un grande calderone in cui l'abile ha messo tutto ciò che sente diverso da sè, non esistono i problemi del disabile, per il semplice fatto che non esiste un disabile uguale a un altro: i problemi di un cieco non sono quelli di un tetraplegico o di un cardiopatico, non è dunque detto che un Presidente a rotelle conosca problemi diversi dai propri. Inoltre non è detto che un disabile di per sè preso sia garanzia della capacità di risolvere i problemi, per lo stesso principio per cui un cardiologo non deve essere per forza cardiopatico per essere un buon cardiologo. Infine dobbiamo essere onesti con noi stessi: non possiamo da un lato pretendere l'integrazione al di là delle barriere e poi dall'altro volere uno dei "nostri" in posizione di potere... sarebbe un errore.
Anzitutto non è detto che un uomo in posizione di potere si impegni effettivamente a favore dei problemi di tutti e non si occupi solo dei propri, la storia politica dovrebbe esserci maestra in questo. Consideriamo poi che "disabile" è un grande calderone in cui l'abile ha messo tutto ciò che sente diverso da sè, non esistono i problemi del disabile, per il semplice fatto che non esiste un disabile uguale a un altro: i problemi di un cieco non sono quelli di un tetraplegico o di un cardiopatico, non è dunque detto che un Presidente a rotelle conosca problemi diversi dai propri. Inoltre non è detto che un disabile di per sè preso sia garanzia della capacità di risolvere i problemi, per lo stesso principio per cui un cardiologo non deve essere per forza cardiopatico per essere un buon cardiologo. Infine dobbiamo essere onesti con noi stessi: non possiamo da un lato pretendere l'integrazione al di là delle barriere e poi dall'altro volere uno dei "nostri" in posizione di potere... sarebbe un errore.
Io credo invece che sia un nostro diritto pretendere un politica a rotelle
in cui i nostri reali problemi siano al centro del dibattito politico e
non una postilla a margine, messa lì controvoglia a placare un
rigurgito di coscienza.
Una
"politica a rotelle" è un atto di buon senso e di integrazione che non
ha colore, non è nè di destra nè di sinistra e non necessita di
particolari requisiti fisici ma solo di buona volontà e competenza. La
politica di cui parlo è una politica che metta al centro dell'Agenda i
veri problemi della gente che oggi sono dati per scontati e messi in
secondo piano per parlare di spread, di porcellum e di pifferi. La
politica che ho in mente dovrebbe uscire dalla curiosa contraddizione
per cui da un lato ci considera troppi e troppo pretenziosi, dall'altro
non dedica una parola all'impegno sullo stato sociale, mi sembra
piuttosto strano. Mi rispondano i politici: se davvero siamo così tanti
e rappresentiamo una fetta così consistente dello Stato, perchè nelle
vostre campagne non meritiamo attenzione?
La politica cui aspiro
non risolve i problemi con circolari minatorie natalizie ma
contribuendo a trasformare la società in modo che permetta ai disabili
di non essere un peso ma di essere una risorsa, senza relegarci ai
margini
Quindi, più che un politico a rotelle, mi augurerei una politica a rotelle
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