domenica 24 marzo 2013

sono disabile, sono sfigato (?)

Questa affermazione ha lo strano potere di non lasciare indifferente: molti di voi la rimarcheranno come una ovvietà, altri reagiranno piccati, chiedendosi se io mi sia bevuto il mezzo cervello che mi rimane. Quali sono i rischi di una affermazione di questo genere? 
Chi l'afferma rischia di vedere troppo poco, considerando la vita a una sola dimensione e ignorando quanto di bello ci possa essere nella banalità del quotidiano di un disabile che ha conservato il sapore  autentico delle piccole cose, o quanto potere abbia chi sa volare con la fantasia.
Chi la nega rischia invece di vedere troppo, scambiando per realtà quella che è solo speranza, e nascondendosi dietro a feticci di ogni tipo pur di nascondere un profondo dolore
Qual è allora la verità?
La realtà è che la sfiga è un dato soggettivo e come tale non può essere attribuito automaticamente da terzi. Se vogliamo procedere nel ragionamento in maniera il più possibile proficua dobbiamo cambiare categoria scegliendone una il più neutra possibile. Io proporrei la categoria di possibilità: Sono disabile ho meno possibilità rispetto ad altri? Mi sembra stupido pensare di negarlo, se non fosse vero passerei le mie notti a ballare la gangnam dance sui tavoli invece sono qui a scrivere. La disabilità è una sottrazione di possibilità rispetto alla media offerta da una data società in un certo periodo storico. 
Ho meno possibilità, questo fa di me uno sfigato? Dipende: se ragionassimo darwinianamente, in una società animale la selezione naturale tenderebbe ad eliminarmi, lasciandomi indietro come esemplare venuto; se invece considerassimo la solidarietà sociale come una delle più grande conquiste dell'umanità, che ha elevato l'uomo dallo stato ferino a quello di essere morale, non sarei automaticamente sfigato perché la società interverrebbe  a mia tutela, fornendomi alternative che compensino possibilità mancanti.
La società sotto forma di istituzioni, di scuola, di amici e di assistenza sanitaria interviene a riequilibrare parzialmente il mio svantaggio in termini di possibilità fornendomi alternative valide.
E' questo che sta accadendo ai giorni nostri? Non del tutto, non voglio rispondere con un sì o con un no a questa domanda, voglio solo limitarmi a segnalare che ci sono pesanti segnali di un rapido ritorno allo stato ferino.
Se tutto questo ragionamento fosse vero allora, io sarei quasi certamente sfigato, non tanto per la disabilità, quanto piuttosto per il fatto che la società ha rinunciato al ruolo di sostituta dello stato di selezione naturale, mettendo in discussione il mio diritto a una vita integrata e serena. La vera sfiga è che le mie possibilità di sopravvivere fino a domani dipendono dalla capacità decisionali di altri, e se questi non fossero illuminati da quello spirito di solidarietà che credo conservino ancora oggi, l'umanità intera sarebbe tornata indietro di 2 secoli in poco più di vent'anni.
Auguriamoci dunque di poter continuare a pensare di vivere in una società che ci faccia sentire integrati e non ci induca a constatare di essere sfigati