Rosella e Simone
Incontro Luca nel corridoio e
mi dice: “ Hai visto che belli Rosella e Simone?”
Mi affaccio alla porta
dell’aula grande e li vedo seduti al tavolo uno accanto all’altra, stanno
giocando col puzzle di Topolino, lei ha la testa appoggiata sulla spalla di
lui, si danno la mano, si sciolgono i nodi di una giornata a nervi tesi.
Che belli che sono Rosella e
Simone!
Arrivano qui alle 8.00 col
pulmino, si siedono nell’aula grande, si vogliono bene e alle 14.00 tornano a
casa.
Rosella, coi capelli neri e
qualcuno è gia bianco, gli occhi scuri, un po’ spenti, le occhiaie, il viso
bianco, paffuto, un po’ sfatto che pare fatto di mozzarella, un sorriso che non
si apre mai fino alla fine, un viso da bambina malata su un corpo da donna,
pesante e affaticato da quello strano malessere che ha dentro … che non so
cos’è . che mi fa girare la testa, mi fa venire la nausea, mi fa male alla
schiena. Arriva alle 8.00 e vuole bene a Simone, e adesso anche di più, da
quando la mamma le ha detto che fra qualche mese no ci sarà più ad aspettarla a casa.
Assemblea del gruppo A:
“Come va Rosella”
“Bene”
“ Cosa non ti piace?”
“ Non mi piace la ginnastica
e l’insalata”
“Cosa ti piace?”
“ Mi piace Simone”
Rosella sorride poco, c’è
Simone che sorride, col faccino da cinesino e gli occhiali rotondi, la testa
rasata dalla mamma per non far vedere la calvizie incipiente di quel suo strano
cucciolo che le somiglia così poco. L’altra mattina è arrivato col broncio
“Cosa ti è successo?” Simone si è tolto
il berretto mostrando la testa nuda e i pelucchi scuri diritti come il
porcospino, una lacrima gli ha rigato le guance “ Sei bellissimo! Non è vero
che è bello?” “Sì!” fanno eco gli amici, gli è tornato il sorriso e lo ha
portato a Rosella.
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